Cinema: "Hotel Silence" a Ilanz

Jean, sulla cinquantina, ha raggiunto un punto basso mentale e così fa un piano: un viaggio senza biglietto di ritorno in un paese europeo devastato dalla guerra, dove nessuno lo conosce e nessuno lo dissuade dal suo piano di porre fine alla sua vita. Il bagaglio più importante è la sua cassetta degli attrezzi, forse deve attaccare un gancio al soffitto per la corda. Si stabilisce in un hotel fatiscente e si occupa di piccole riparazioni per pura abitudine. Il giovane albergatore nota la sua maestria e lo assume senza ulteriori indugi per aiutare nella ricostruzione. Improvvisamente, Jean non ha più tanta fretta di morire. Di fronte alla resilienza e alla speranza di queste persone disabili di guerra, trae anche nuovo coraggio per se stesso.

"Hôtel Silence" è un'ode alla vita. Tracciando un parallelo tra le cicatrici di un uomo e quelle di un popolo traumatizzato dalla guerra, il film non enfatizza la violenza e la distruzione, ma piuttosto la rigenerazione e la solidarietà. Il nuovo film della regista svizzero-canadese Léa Pool è tratto dal romanzo islandese Hotel Silence (Ör) dell'autrice Auður Ava Ólafsdóttir ed è stato nominato per il Prix de Soleure